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COME VEDONO I BOVINI?
Per i bovini, come per l'uomo, la vista è il senso dominante, dal quale ottengono circa il 50% delle informazioni dall’ambiente.
La vista è implicata in aspetti sociali e fisiologici: le bovine isolate soffrono, sono animali sociali che hanno bisogno di un contatto visivo con i loro simili, poiché sono animali predati il senso del gruppo li tranquillizza. Inoltre attraverso la vista, la ghiandola pineale registra la lunghezza delle ore di luce della giornata e regola l’asse ormonale riproduttivo.
Ciò nonostante, i bovini vedono però diversamente dall'uomo: hanno una visione a 330°, monoculare a grandi distanze; essendo un animale predato ciò permette di pascolare e ruminare per ore tenendo sotto controllo il territorio circostante.
Diversi studi scientifici hanno evidenziato una buona sensibilità visiva dei bovini (forte percezione degli stimoli luminosi), ma ridotta acutezza (debole percezione dei dettagli).
La posizione laterale degli occhi e la forma pupillare, consentono un ampio campo visivo: senza dover muovere la testa il bovino può vedere in pratica tutto ciò che gli accade intorno, con la sola esclusione di una zona molto ristretta dietro di sé.
Campo visivo
Conoscere il campo visivo è importante ad esempio per avvicinarsi loro in modo corretto, ovvero di lato e lentamente evitando così di scatenare reazioni di paura e quindi comportamenti volubili, imprevedibili e potenzialmente pericolosi. Anche durante le operazioni di movimentazione è indispensabile tenere in considerazione che l'uomo e le bovine hanno un campo visivo diverso e, pertanto, vedono cose diverse.
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Visione Binoculare
La visione binoculare è un'area limitata di fronte loro e questo è da tenere in considerazione poiché limita la loro capacità di percepire la profondità o distanza.
La zona visiva frontale include un punto cieco, poiché le linee visive non possono convergere a causa della posizione laterale degli occhi.
Tuttavia, la vista a lunga distanza è molto chiara, anche se richiede tempo per la messa a fuoco. I bovini possono distinguere diverse forme geometriche e il loro orientamento.
I bovini vedono solo una piccola area di fronte a loro e non riescono a valutare bene distanza e profondità. Alcune configurazioni di passaggi o cancelli possono contrastare con la percezione della profondità di una vacca rendendo difficile spostare l'animale in modo efficiente.
Ad esempio, una bovina non percepirà un'apertura ad angolo retto rispetto alla fine di un corridoio e l'animale si sottrarrà all'essere mosso in questa direzione poiché non percepisce una via di fuga o di ritorno.
Visione verticale
A causa della loro limitazione nella visione verticale e della mancanza di capacità di mettere a fuoco rapidamente, è importante tenere in considerazione che la loro percezione di un ostacolo è diversa dalla nostra. Ad esempio un'ombra sul terreno potrebbe essere scambiata per un profondo crepaccio! E’ quindi importante evitare sul loro percorso ostacoli (veri o presunti) come ad esempio piccoli oggetti, cambiamenti di pavimentazione e di superfici, griglie di drenaggio: nel caso lasciare il tempo alla bovina di abbassare la testa, mettere a fuoco l’ostacolo e procedere nuovamente.
Percezione dei colori
I bovini in natura sono più attivi all’alba e al crepuscolo per cui sono molto sensibili alla luce, sono abbagliati dalla luce intensa e hanno paura del contrasto luminoso: sono meno in grado di discriminare oggetti che differiscono per intensità di luce e non riescono a vedere il contrasto del colore, percepiscono le ombre più estreme rispetto a come le percepisce l'uomo. Hanno una visione discromatica, sono in grado di distinguere i colori delle lunghezze d'onda più lunghe (giallo, arancione e rosso) molto meglio delle lunghezze d'onda più corte (blu, grigio e verde).
I vitelli sono in grado di discriminare tra lunghezze d'onda lunghe (rosse) e corte (blu) o medie (verdi), ma hanno una capacità limitata di discriminare tra corta e media.
Per quanto possibile è quindi bene mantenere una illuminazione uniforme, diminuire contrasti e superfici riflettenti.
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Percezione del movimento
L’anatomia oculare produce un’acutezza visiva variabile: la percezione del movimento dinamico è più dettagliata rispetto a quanto accade per la visione umana, la visione del movimento è però distorta. Questa caratteristica potrebbe spiegare la paura dell’animale di fronte a movimenti rapidi e perciò la necessità per l’allevatore di muoversi con movimenti lenti e frequenti
la percezione del movimento dinamico è distorta per cui hanno paura dei movimenti rapidi che hanno un grande effetto nell’attivare l’amigdala, la parte del cervello che controlla la paura.
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E’ pertanto bene muoversi con movimenti lenti per non spaventarli e non essere percepiti come potenziali predatori, così come prestare attenzione ad altri dettagli che possono spaventarli, quali abiti appesi sugli steccati, oggetti di plastica in movimento, il movimento delle pale dei ventilatori.
Anche lo sfarfallio delle lampade utilizzate comunemente per illuminare le stalle può andare a disturbare l'animale.
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Comunicazione visiva
Un concetto rilevante riguarda anche, il come l’uomo venga percepito visivamente dall’animale. Studi dimostrano l’esistenza di correlazione tra velocità dei movimenti umani e l’agitazione del bovino durante diverse fasi produttive come la mungitura.
In altre parole: più l’uomo si agita quando movimenta i bovini, più questi appaiono nervosi.
I bovini impiegano modi visivi di comunicazione, per trasmettere informazioni ad altri membri del gruppo durante i confronti. La comunicazione visiva si manifesta principalmente tramite le posture della testa o con movimenti del corpo. Le diverse posizioni indicano stati di attenzione, eccitamento o aggressività dell’animale. La posizione di musello e collo sono rilevanti elementi indicatori. Il dondolamento del capo, come movimento intimidatorio senza contatto fisico, serve a stabilire o riconfermare la posizione gerarchica in grossi gruppi di appartenenza.
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BIBLIOGRAFIA:
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I sensi della vacca: Santini, Bochicchio, Volanti. Con la collaborazione di Feder Bio;
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Schloeth R.1956;
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Hall S.J.G. 2002;
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Mounaix B., et al. 2008.
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